Alberto Mucignat

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Singapore mon amour (Sg-HK /1)

Scritto il a proposito di Cambiamenti, Innovazione, Società, Tecnologia - 6 Commenti

Diversi amici mi chiedono o mi hanno chiesto “come mai vai a Singapore?”. Ho pensato di scrivere dei post, anche per fissare nella memoria quello che vedo e sento. Scrivo di getto, quindi perdona eventuali incongruenze o inesattezze, che correggerò prontamente.

Alla domanda iniziale non c’è una risposta precisa: non sono qui per fare business, anche se ho incontrato dei contatti che avevo e domani andrò ad Hong Kong dove si terrà la conferenza UX Hong Kong. Ma la conferenza è stata un pretesto, la verità è che per una volta volevo annusare un’aria nuova e completamente diversa.

In realtà, come altre volte in passato, ho sentito l’esigenza di prendermi una “settimana sabbatica” per ampliare i miei orizzonti. Credo sia una pratica che molti dovrebbero adottare. Gli anni scorsi sono stato diverse volte in UK e altri paesi europei. Ho pensato di andare in america, ma poi mi son detto: dov’è che si sta muovendo il mercato oggi? E ho pensato all’Asia. E se pensi all’Asia, Singapore e Hong Kong sono le metropoli del business tecnologico.

Non mi sono sbagliato: le persone che sto incontrando mi stanno raccontando delle storie incredibili e per me è un salto (anche socio-culturale) pazzesco. Tanto per dirne una, qui la user experience è considerata strategica dalla maggior parte dei marketing manager (in Italia invece il grosso budget è in adv).

In particolare, esistono dei programmi di sviluppo che consentono alle aziende di scaricare il 400% dei costi dovuti a progetti di user-centered design (fino a un massimo di 2ML di sg-dollari): significa che il governo pensa che l’innovazione debba passare per il miglioramento dei servizi e dei prodotti, prima che dallo sviluppo software o dall’acquisto di hardware.

Per dire che, se prendiamo l’Italia, l’innovazione la immaginiamo sempre e solo rivolta a beni materiali (siamo pur sempre il paese “del mattone e del cemento”): l’infrastruttura tecnologica, la banda larga, l’hardware, il software. Prodotti e servizi tangibili o già presenti sul mercato. Loro sono andati oltre: prodotti e servizi devono funzionare, altrimenti non creano innovazione.

Altro esempio: qui le nuove aziende si possono costituire in 2-3 ore direttamente online (ripeto: in 2-3 ore apri la tua azienda e puoi subito operare). Ci sono diversi programmi di finanziamento e incentivazione allo sviluppo: per esempio lo stato ti finanzia dal 50% al 70% dei costi per progetti di innovazione. E non parliamo solo dei costi tecnologici, ma anche delle consulenze. Chiaramente c’è un comitato che si occupa di valutare attentamente anche i business plan, c’è un accountant che firma e si prende le responsabilità, insomma ci siamo capiti.

Inoltre, lo stato consente alle nuove startup di non pagare tasse per i primi 5 anni. Lo so cosa state per dire: anche in Irlanda era così ed ora se ne stanno andando tutti… Ma a sentire i miei contatti a Singapore, complice anche una regolamentazione seria, la situazione è sotto controllo e si è creato un mercato di nuove startup.

Per esempio oggi ero al parco scientifico (che è privato, ma incentivato dall’università di Singapore) e ho contato 30 startup nel building dove mi trovavo. L’affitto di un ufficio costa sui 1.5k sg-dollars (circa 900 euro) al mese in una struttura nuovissima e con superconnessione, segretaria, casella postale, stampanti, sale riunioni, ecc ecc. Insomma, è per darvi un’idea: il costo di un metroquadro qui non è nemmeno comparabile a Milano o Roma.

Ecco, perché dico tutto questo? Perché io vorrei che questo accadesse anche in Italia. So cosa stai per rispondere: da noi non è possibile, sì ma da noi è diverso, ecc ecc. Permettimi di argomentare, perché allo stato in cui siamo in Italia direi che nulla è possibile e tutto è possibile.

Certo il mindset qui è anglosassone con base culturale asiatica, quindi stiamo parlando di cose diverse, c’è di mezzo un fattore socio-culturale, la storia che da noi è vissuta come una tradizione che non può essere sconfessata di punto in bianco, ecc ecc.

Ma tutto il mondo è diverso se ci pensi, quindi? Perché solo noi abbiamo paura di cambiare?

Alla fine penso che sostanzialmente stiamo mantenendo il passato: l’INPS, la sanità, i costi dei servizi pubblici, le aziende “da salvare” altrimenti si perdono posti di lavoro (che nel resto del mondo significano ricambio generazionale e/o normale processo di rinnovamente), ecc ecc.

Ecco, se vogliamo parlare di innovazione, tocca partire da questo concetto, secondo me: innovazione significa rompere con il passato e la tradizione. Significa aziende che chiudono e persone che perdono il posto di lavoro, per lasciare spazio a un tessuto sociale di nuove aziende e nuove professioni.

Ti sembrerò cinico, ma penso che in un modo o nell’altro ci arriveremo comunque. In realtà, ci siamo arrivati già da tempo. Tanto vale investire nel futuro, anziché continuare a mantenere il passato.

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6 commenti ↓

  • #1 Carla Bertuzzi 15/02/2012 16:00

    Cinicamente… condivido, ma con un piccolo dubbio: se fosse proprio la tradizione a risultare vincente? O cambiando la forma della domanda, ma mantenendone la sostanza, dato che stiamo parlando di Asia… chi è più importante l’individuo o la società? Buon giro :)

  • #2 Alberto 15/02/2012 16:08

    ti piace giocare d’azzardo con il futuro? in asia stanno crescendo a ritmi assurdi, noi siamo fermi, anzi in recessione. in cos’è che speri ancora? miracoli? really? san gennaro?

  • #3 Carla Bertuzzi 15/02/2012 16:19

    No, non c’entra… non stavo giudicando quello che hai scritto o la tua idea, ho solo espresso un dubbio che mi è venuto vivendo li… è solo un altro punto di vista, un altro tipo di lettura …come detto cinicamente condivido… quanto a me, in realtà si adoro il rischio… mai avuto inps, articolo 18… ma questa è un’altra storia…

  • #4 Alberto 15/02/2012 16:24

    parliamoci chiaro, non è un posto dove vivrei, però hanno un modello di business e una pragmaticità che gli invidio (e una posizione geografica geniale, mannaggia agli inglesi, grande intuizione).

  • #5 Carla Bertuzzi 15/02/2012 16:33

    Perfettamente d’accordo… in più hanno un gran senso dell’umorismo!!

  • #6 Raffaella 16/02/2012 10:38

    Alberto, posso dirti che ti stimo?
    Sei una delle poche persone che conosco che alle parole fa seguire i fatti (spesso fatti senza parole, anche meglio).
    Ce ne fossero di imprenditori come te!

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