Alberto Mucignat

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Leaving Singapore (Sg-HK /2)

Scritto il a proposito di Cambiamenti, Viaggi - Commenta

Mi appresto a lasciare Singapore, una città strana, che ti avvolge. Una città piena di persone, sei continuamente circondato (e osservato dalle migliaia di telecamere).

Una città dove trovi hotel extralusso accanto a viuzze dove puoi cenare per 5 euro accanto ai cinesi, mangiando cose indescrivibili. Una città dove dopo un po’ capisci che le storie sull’integrazione e sulle regole della buona convivenza sono solo menate: se vuoi lo fai, altrimenti dai aria ai denti.

Una città con i piedi in due staffe, come dice il mio amico Raven, il punto di incontro tra due civiltà: l’Asia e l’Occidente o, tradotto in soldoni, la Cina contro l’America. E che ricerca una continua mediazione: non è Hong Kong che può almeno contare sulla Cina come “fratello maggiore”, qui non puoi scontentare nè l’uno nè l’altro.

Ci sono molte cose che non riporto, sembrerebbe il solito trito confronto con l’Italia, non ha senso. Dico solo che ha senso venire qui per capire dove sta andando il mondo. Non possiamo parlare di strategie di comunicazione o di mobile o di tecnologia senza capire qualcosa di questa parte del mondo. E già per questo ho capito che ho fatto la scelta giusta.

Perlomeno questo vale per le aziende che operano globalmente. O per quelli come me che hanno un lavoro che si confronta con esperienze globali.

Parto ora da Changi Airport, mentre scoppia un temporale. E penso a quelle navi inglesi dell’800 e mi sento un po’ intrepido navigatore. Per la prima volta vado in terra cinese.

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