Alberto Mucignat

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Random thoughts around web stuffs (è tutto un equilibrio sopra la follia)

aprile: 2019
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Digital transformation usabile

AlbertoAlberto

Ultimamente c’è molto fermento in tema di digital transformation e oggi vediamo un sacco di azienda rincorrere questa tendenza, senza se e senza ma.

Ho notato che quasi tutti i brief che ricevo, tra le richieste principali, riportano una variante del tema “il design deve essere semplice e facile da usare”. Non posso che essere d’accordo, visto che su questo concetto è da anni che lavoro con la mia azienda.

Ogni tanto tocca ripeterlo, ma l’usabilità non è una proprietà intrinseca di ogni design (*). Cioè non basta scriverlo nel brief e allora il designer “saprà come fare”.

L’usabilità e più in generale una user experience efficace per il business si ottiene attraverso precise azioni nel processo di design, che dev’essere inevitabilmente user-centered e deve prevedere molteplici verifiche di usabilità.

Ora, in carenza di budget indovinate quali sono le prime attività che le aziende sono disposte a sacrificare? Ci siamo capiti.

Perché invece non semplifichiamo veramente e togliamo qualche funzionalità inutile? Peraltro i test servono anche a questo: poter dire serenamente che una certa cosa non la capisce e/o non la trova utile nessuno perché non gli serve o è troppo complessa.

Insomma, perché sacrificare l’unico strumento del processo che ci può dire se effettivamente quello che stiamo facendo funzionerà o meno? Mi sembra una richiesta ancora più importante del voler avere un “design semplice e facile da usare” e dovrebbe forse stare in cima a ogni brief.

Ho anche notato anche un’altra cosa interessante.

Nei contratti spesso i bei propositi dei brief tendono a lasciare spazio una didascalica descrizione delle feature.

Da cui deduco che le aziende in realtà non vogliono servizi e prodotti semplici e facili da usare. Le aziende vogliono un sacco di feature e si aspettano che qualcuno le renda “semplici e facili da usare” con la bacchetta magica. Ma l’usabilità non è intrinseca nemmeno a una lista di feature.

Invece, spesso per fare le cose semplici bisogna fare scelte di prodotto. Cioè il design dovrebbe arrivare prima sui tavoli dei manager e dovrebbe servire a semplificare a monte quelle mille richieste di feature spesso insensate che troviamo nei brief.

D’altra parte i manager e le aziende dovrebbe essere consapevoli che la competizione oggi ha semplificato molto i servizi, portandoli in alcuni casi alla semplicità estrema.

Sono anche consapevole che spesso questa semplicità comporta una complessità maggiore in carico alle aziende. Ma il punto è proprio questo. La digital transformation deve forse servire a spostare la complessità dentro le aziende, attraverso l’uso di nuovi processi e nuove tecnologie che gli permettono di eliminare in parte la complessità, ottimizzando i margini.

Il risultato dev’essere una semplificazione estrema per i clienti, gli utenti, le persone che utilizzano i servizi. Altrimenti ci stiamo solo riempiendo la bocca di belle parole, mentre il cliente digitale oggi si aspetta altro.

(*) in realtà l’usabilità non è nemmeno una proprietà intrinseca del design in sè, in quanto l’usabilità non riguarda solo l’oggetto, ma come questo viene usato dalle persone, nell’ambiente in cui si trovano, ecc. Per semplificare il discorso -da buon designer usabilista- ho scritto quindi che l’usabilità non è una proprietà intrinseca di ogni design.

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